24 ottobre 2005

"L'Open Source" nella ricerca scientifica


Oggi il sapere scientifico incontra una grossa barriera...un grave nemico. La globalizzazione, la necessità di generare profitto, ha invaso anche i laboratori dove si fa sperimentazione e ricerca scientifica.
Inoltre, la "circolazione" del sapere scientifico ha costi sempre più esorbitanti e inacessibili.
Un gruppo scientifico: LASER (Laboratorio Autonomo di Scienze Epistemologia e Ricerca), nato negli anni 90 da un gruppo studentesco dell'Università La sapienza di Roma, ha messo nero su bianco la sua protesta al riguardo, scrivendo un saggio: "Il sapere Liberato. Open Source e ricerca scientifica", edito dalla Feltrinelli.
Effettivamente questo andazzo porterà a quella chiusura mentale che distrugge la creatività umana e la propensione alla ricerca che ognuno di noi nel proprio ambito può avere.
Non dimentichiamo che l'incontro di opinioni differenti rappresenta il condimento della ricerca scientifica, e i dibattiti contribuiscono in maniera decisiva allo sviluppo scientifico.
E se la brama di denaro portasse alla "non divulgazione" o "divulgazione per pochi che e conomicamente se lo possono permettere"?
e' un oltraggio ai diritti inviolabili di ogni uomo: il diritto di sapere e migliorare!

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Gentile dottoressa, il problema che lei ha esposto è un tema controverso e molto sentito. Un tema altrettanto sentito è quello, indirettamente collegato che riguarda i pochi investimenti nazionali verso la ricerca, che determinano una fuga di cervelli verso nazioni che tengono in più stretta considerazione lo sviluppo scientifico. Questo genera degli interessi basati sul mero profitto e conseguentemente, come lei ha affermato, la circolazione del sapere scientifico ha costi sempre più esorbitanti e inaccessibili. Proprio per il diffondersi di una cultura di elite, finanziata da pochi, che si adegua alle regole del mercato.
La soluzione, a mio parere, sarebbe un'attenzione mirata, e non solo a parole, verso la ricerca, da parte del Governo.

Anonimo ha detto...

Movies.com boosting editorial coverage
Movies.com, the Walt Disney Co. online destination for movie fans that once had ambitious plans to deliver feature films over the Internet, is getting another makeover, boosting editorial coverage and adding ...
Hello, you have made yourself a great blog! I'm immediately going to bookmark you!
I have good news at get rich for you to see. It is showing you a whole lot! You are invited to check it out if you get time :-)

Anna Lisa ha detto...

E si! la fuga di menti brillanti all'estero è dovuta alla mancanza di sostentamento finanziario della ricerca...ma a monte il problema maggiore sono le intenzioni...dei miei colleghi ricercatori, che invito a rivalutare il sistema attuale delle cose, e dare alla ricerca il ruolo che le compete ormai da secoli...

Anonimo ha detto...

Si certo il governo ha le sue grosse responsabilità in questo campo. E come la affronta? La riforma univeristaria del nostro mezzo-ministro Moratti è la risposta. E' il problema numero uno di certo. I ricercatori e gli studiosi vanno incentivati nei loro studi a patto che gli studi stessi siano utili alla società.
Io faccio un altra domanda:
chi davvero è disposto a rendere pubblica una scoperta scientifica senza farsela pagare un occhio della testa?

Chi veramente non lo fa sono le case farmaceutiche che fanno pagare i medicinali.

Anonimo ha detto...

In realtà sembrerebbe proprio così...la remunerazione nella scoperta scientifica non deve essere il brevetto o un prodotto.
Nel campo dell'idrobiologia ad esempio esiste in Italia il CISBA (www.cisba.com), per esteso Centro Italiano Studi di Biologia Ambientale. Bene, i soci sono tutte grandi personalità tra cui il Prof. Ghetti che hanno già il loro lavoro presso le sedi universitarie, enti pubblici ecc...le loro scoperte e i loro contributi scientifici di settore, in se vengono riconosciuti tramite pubblicazioni, corsi che sono a pagamento...questo è ammissibile!!
Io mi riferivo all'uso "indiscriminato" che può scaturire dall'ottenimento di un brevetto, e non al diritto di riconoscimento e paternità della scoperta. Mi riferivo esplicitamente al tentativo di accrescerne il valore rendendo l'acesso alle informazioni praticamente impossibile a causa dei costi esorbitanti, al tentativo estremo di commercializzazione estrema. Per quanto concerne la Moratti...non mi esprimo...il governo ...ancora meno...e non mi riferisco solo alla ricerca scientifica. L'unica cosa che ci resta da fare è diffendere i nostri ideali, trovare persone che la pensano più o meno alla stessa maniera...e resistere!!

Anonimo ha detto...

raggiungere un certo risultato in campo scientifico è possibile solo attraverso notevoli investimenti pubblici e privati. Mentre la finalità del finanziamento pubblico è quella di generare un effetto domino sullo sviluppo del paese il finanziamento privato deve necessariamente rientrare sotto forma di profitti per chi lo eroga. Questo se da un lato inficia la distribuzione del sapere, dall'altro permette che il sapere evolva. Cara Dottoressa, quindi non si possono avere capra e cavoli, lei da imprenditrice lo dovrebbe ben sapere. L'utopia va bene per i libri e le discussioni.

Anna Lisa ha detto...

Caro Dott....il suo discorso regge sino a un limite ben preciso..io non sono utopica..al massimo posso essere anticonformista per natura!Infatti per fare soldi ho aperto una società..e per appagare il mio essere faccio ricerca..quando sarò abbastanza brava come ricercatrice mi auguro di ottenere la docenza..ma la ricerca non riesco a vederla come fonte di lucro...la docenza è un lavoro...che va fatto come si deve...e questo vale per la mia attività commerciale. Sappia comunque che gradisco molto i suoi interventi e il suo parere professionale, inoltre adoro rispondere alle sue provocazioni..pertanto la saluto e la invito al dibattito nel prossimo post.

Anonimo ha detto...

L'uopia è un'estremizzazione dell'anticonformismo.
Il Suo discorso ha dei solidi piedi...d'argilla. Non tutti i ricercatori sono come lei, la loro vita è la ricerca. Giornate passate chiusi in laboratorio, e non semplicemente delle tre - quattro ore, impediscono di fatto a queste persone di avere qualsiasi altra attività di sostentamento. Anche Lei presto o tardi dovrà fare una scelta: dedicarsi con il massimo impegno all'attività di ricerca e delegare, quindi , la sua attività a qualcun altro o abbandonare l'attività di ricerca per dedicarsi anima e corpo alla sua società. Come dicevano i latini tertium non datur. Ho una carissima amica che fa la ricercatrice alla Columbya University e le posso assicurare che non può fare altro perchè non ha tempo. La ricerca non è fonte di lucro è per molti ujna fonte di sostentamento... e lei dovrebbe ben sapere, sopratutto come imprenditrice, che in questo modo non si fa niente per niente.
Cordialità :)

Anna Lisa ha detto...

..i miei piedi sono d'argilla solida e cotta al forno...esistono edifici che durano secoli, costruiti con tle materiale....
Attualmente dedico dalle 8 alle 10 0re in media giornaliere alla ricerca...al mio lavoro in società..in media dalle 6 alle 8 ore giornaliere...il resto riposo,..ecc
Le ricordo che io parlavo di lucro e non di sostentamento..lei conosce bene la differenza giuridica..e forse economica!
Non credo che io sarò obbligata in futuro ad abbandonare per forza o una o l'altra attività...tutti i miei docenti più o meno, fanno la mia stessa vita...in più le ricordo che tra i servizi offerti proponiamo monitoraggi e valutazioniambientali,...quindi si tratta di far combaciare più o meno le due cose in alcuni casi per garantirne il continum delle due attività nel tempo!Per concludere, mi resta da dire una sola cosa: non c'è bisogno di essere in prenditori per capire che al mondo non si fa niente per niente!...ma ci sono cose che fai per il gusto di farle e per soravvivere,...eanche questo è definibile compenso, ma..non è fonte di richezza, o stabiltà economica. :)Attendo sue notizie!

Anonimo ha detto...

Ahi ahi le sue conoscenze bibliche non le sono venute in soccorso ;)
Per rispondere alla sua provocazione l’attività lucroso sussiste ogniqualvolta il risultato di una determinata azione ha come esito un compenso in denaro, da ciò che consegue che il lavoro dipendente è lucroso nel senso giuridico del termine. Il sostentamento è la finalità sociale che a tale compenso viene dato. Se lo stipendio di un operaio viene destinato al mantenimento di se e della famiglia, i profitti delle aziende sono finalizzati alla sopravvivenza delle stesse.
Tornando ai costi della ricerca e alla libera circolazione dei risultati devo rammentare che uno dei risultati della ricerca è la brevettabilità della stessa. Sottolineo che è solo una possibilità. Il brevetto serve per tutelare chi lo registra sia dal punto di vista economico sia, e soprattutto, dal punto di vista morale: certifica la priorità di una scoperta rispetto ad un terzo.
Bisogna essere realisti e non anticonformisti. Lei ragiona su un piano quasi personale, dovrebbe provare a ragionare su un piano superiore. Prendiamo l’Università, il polo della ricerca pubblica per eccellenza, questa fa ricerca e reinveste i soldi ottenuti dalla ricerca nell’università stessa per migliorare se stessa. Parimenti gli utili derivanti dalla ricerca dei privati vengono utilizzati per essere reinvestiti nella società stessa.
Per il lei la ricerca adesso ha un prezzo perché ha anche un’attività da cui può trarre sostentamento, se si dedicasse all time ne avrebbe un altro. Se la sua attività imprenditoriale, invece, fosse dedicata interamente alla ricerca, il prezzo sarebbe ancora diverso e più alto (costi per ammortizzare strutture macchinari, personale). Una legge economica sancisce che il costo di un bene è frutto delle spese sostenute per crearlo.
Nulla si fa gratis e questa è una lezione che Lei mi ha più volte sottolineato. Occorre solo aprire gli occhi sui costi.